La radiofrequenza pulsata (RFP), da noi usata, è stata inventata e sviluppata dal professor dr. med. Menno E. Sluijter ed applicata per la prima volta sull’ uomo nel 1996. In questa forma la radiofrequenza non è prodotta in modo continuo, cioè senza interruzione, ma viene erogata a intermittenza sottoforma di pulsazioni. Questo stratagemma attenua il calore prodotto, che non supera i 41°C e di conseguenza non produce danni di rilievo ed irreversibili nei tessuti trattati. Risulta sempre più evidente, che il modo d’ azione della radiofrequenza pulsata è legato al campo elettrico generato.
Viene applicata attraverso un fine ago nel cui interno si trova un elettrodo attraverso il quale passa una corrente elettrica, che ha la medesima frequenza delle onde radio. In medicina si usano frequenze dell’ ordine di 420 kHz. Essa non viene percepita dal paziente, risultando quindi indolore.
La sua applicazione, considerate le basse temperature prodotte, è possibile quindi su strutture molto delicate, quali i gangli nervosi, le radici nervose spinali, i nervi cranici, periferici e quelli costituenti il sistema nervoso simpatico e parasimpatico.
La RFP, da quanto attualmente si conosce, attraverso l’azione dei campi elettrici applicati, esercita il suo effetto biologico sulla morfologia cellulare senza causare alterazioni strutturali profonde ed irreversibili, sul metabolismo delle cellule stesse, sulla trasmissione a livello delle sinapsi e sulla segnalazione del dolore. Recenti studi hanno evidenziato un effetto antiinfiammatorio dei campi elettrici prodotti sulle citochine proinfiammatorie ed altre molecole, che mediano il dolore e che sono in stretto contatto col sistema immunitario. Di conseguenza la sua applicazione si è recentemente allargata, comprendendo il trattamento di dolori non solo della colonna vertebrale e dei nervi in generale.